La sorella ***
Belgio, 28 marzo 2001

Eravamo i quattro bambini di una famiglia di pescatori che aveva una vita dura, ma abbiamo avuto tutti un’infanzia felice e senza preoccupazioni, tra un padre che ci amava, pur essendo difficile da capire, e una madre che adoravamo e che ci passava tutti i nostri capricci di adolescenti, tranne forse quello che André combinò due giorni prima della comunione solenne [secondo l’uso francese, la prima comunione avviene in forma privata; poi verso i 12 anni si fa la Comunione solenne che ha carattere festivo].
Quel giorno il parroco venne ad informare mia madre che André non avendo mai voluto studiato il catechismo, non avrebbe potuto dargli la comunione. In quel mentre sopraggiunse André, il quale davanti alle lacrime e allo sconforto di nostra madre, si rese subito conto della situazione e le promise che avrebbe fatto la Comunione. In un pomeriggio ha imparato a memoria tutto il catechismo e tutto è rientrato nell’ordine.
Più tardi mia madre, ormai fiera di quel che era diventato suo figlio, era solita raccontare questo episodio, ma sempre sorridendo.
Avevamo un amico sacerdote che veniva spesso a trovarci e che la gente di Berck considerava un santo. Purtroppo è caduto in guerra. Qualche giorno dopo la sua morte André è ritornato da Arras dove faceva il maestro e ha annunciato alla famiglia che prendeva gli Ordini. Mio padre si è opposto, ma non c’è stato niente da fare. In seguito, per la gente di Berck, André era quello che era stato chiamato da Dio per sostituire l’abate Vandewalle.
Tutta Berck amava mio fratello per la sua gentilezza e per l’arte che aveva di non far mai alcuna differenza fra le persone, e quindi tutti lo invitavano per parlare del passato e ricordare tutte le marachelle dei tempi di scuola.
Anche per questo motivo, in occasione delle riunioni di famiglia non veniva mai fatta alcuna allusione tra i tre fratelli, i quali avevano idee opposte riguardo alla religione e alla politica.
André era sempre molto felice nel mese d’agosto quando poteva fare un bagno nell’adolescenza parlando il dialetto di Berck [patois], lingua che era fiero di conoscere a fondo.
Già da bambino era noto per il fatto di non andare mai per strada senza un libro in mano, dato che leggeva dalla mattina alla sera, tranne quando andava a pesca o a passeggiare sulle dune con il cane.


La vedova di *** [fratello minore di p. Bernard]
Francia, 6 agosto 2001

Come pensare che una tale intelligenza, una tale mente illuminata da una fede così profonda, così completa, una personalità così forte, che tutto questo abbia potuto scomparire, essere annullato per sempre? Non ho ancora accettato che egli non sia più.
André mi parlava del suo lavoro, dei suoi scritti – scrivere era per lui un cammino spirituale – della pubblicazione dei suoi libri, ma non di se stesso.
Jean [il fratello maggiore] una volta mi ha raccontato l’episodio della comunione solenne di André [….] La mamma era in preparativi per la festa: l’abito per il comunicando, il pranzo ecc… Quando, tre giorni prima della cerimonia, il parroco della parrocchia è venuto a dire alla signora Bernard che André non avrebbe fatto la comunione, dato che non aveva mai frequentato il catechismo.
Costernazione generale. Al ritorno di André, stava fuori buona parte del tempo…la madre gli riferisce l’accaduto. Reazione di André: “Continua i preparativi, dice alla madre; farò la comunione, ci penso io”.
Seduta stante va a trovare il parroco e incomincia col fargli delle rimostranze. Perché era andato a tormentare la mamma? Il problema era solo il catechismo? Bene; se entro due giorni saprà il catechismo a memoria, potrà fare la comunione? Leggero imbarazzo del parroco, il quale tuttavia acconsente. In capo a due giorni André annuncia al sacerdote che può interrogarlo su qualunque pagina del libro, sa tutto a memoria. Ed era vero. Fa dunque la comunione il giorno seguente. Ma nel pomeriggio, all’ora dei Vespri, è piovuto, André ha bevuto del vino e uscendo scivola in una pozzanghera. Ritorna sui suoi passi e dichiara: la comunione è finita, niente Vespri. Determinazione, autorità, impertinenza anche, in un ragazzino di neppure 12 anni.
Parlando con Roger della sua vocazione tardiva, André gli confidava che era il ricordo di un sacerdote della parrocchia, le parole che questi gli aveva detto un giorno, ad averlo profondamente segnato. Il sacerdote aveva messo su una squadra di calcio all’oratorio. André faceva parte di un’altra squadra. Egli amava molto lo sport e ne praticava diversi. Le due squadre si sfidavano in tornei organizzati. Il sacerdote non poteva non aver notato la forte personalità, l’intelligenza di André, come pure la sua posizione antireligiosa. Non so in quali circostanze il sacerdote un giorno disse ad André che avrebbe dato la sua vita per lui. André ne fu fortemente impressionato. Il sacerdote morì in guerra. André allora cambiò completamente.
La grazia di Dio era su di lui, era in lui.


Una nipote
Francia, 14 gennaio 2002

Mi sono sempre mantenuta, più o meno regolarmente, in contatto epistolare con “Tonton André” [Tonton è espressione infantile che sostituisce l’appellativo zio], come lo chiamavamo tutti noi nipoti. Le nostre lettere erano sincere, senza essere intime quanto avrei voluto, ma avevo un po’ di difficoltà a confidarmi totalmente: la sua grande spiritualità mi intimidiva, mi tratteneva. Ma la mia ammirazione per lui era pari al mio affetto e penso molto spesso a lui; mi manca.
Ho realizzato dopo la sua morte quale grande perdita questa significasse.