LUMEN CHRISTI B 40

Dovendo fare la propria apologia davanti ai Corinti, san Paolo racconta una sua esperienza spirituale che suggella l’autorità apostolica conferitagli da Cristo; e subito dopo confessa la sua debolezza personale.
Una tale esperienza si verifica in tono minore nella vita di ogni cristiano il quale pur essendo già figlio di Dio nello Spirito sperimenta un conflitto interiore: bisogna prendere coscienza di tale situazione paradossale del cristiano e trarne una conclusione pratica: il senso della debolezza non deve impedirci di operare secondo la volontà di Dio.

Rm 7,14-25: la divisione è interiore al cristiano. Da una parte c’è la coscienza che acconsente alla legge, dall’altra ci sono resistenze che si manifestano appena si tratta di attuare le decisioni interiori.
Anche in questo caso, la soluzione sta in Cristo che ci libera dalla legge del peccato.

2Cor 12,1-6: un passo difficile perché non esiste nell’esperienza della Chiesa un avvenimento simile paragonato dagli autori alla rivelazione fatta a Mosè.

Bisogna però distinguere bene un evento particolare e di poca durata dalla vita ordinaria di san Paolo. Come vediamo in altri passi, questa rivelazione eccezionale non toglie che san Paolo abbia vissuto nella fede e non sia cresciuto nell’intelligenza del Mistero di salvezza.

Ef 3,1-7: per rivelazione: bisogna distinguere una duplice rivelazione: quella di cui parla la nostra lettera e quella ricevuta nella vocazione di san Paolo sulla via di Damasco. In quest’ultima gli viene affidato il ministero dell’evangelizzazione.

1Cor 13,8-13: la condizione cristiana è per tutti, e quindi per san Paolo una vita nella fede, la quale è sempre oscura e si sviluppa attraverso un processo di maturazione.

“Conosco un uomo”: san Paolo parla in terza persona, a significare che l’avvenimento non dipendeva affatto da lui, ma solo da Dio; egli lo ha sperimentato passivamente.
Notiamo ancora il linguaggio approssimativo: Paolo non sa se fosse con il corpo o fuori del corpo. Tale approssimazione del linguaggio si ritrova nel racconto di tutti i mistici; la ragione è semplice: tali esperienze non hanno riscontro nell’esperienza comune che è fonte del nostro linguaggio.

2Cor 12,7-10: il primo vantaggio della presenza della debolezza è l’umiltà. Comunque siano le grazie del Signore, il nemico più temibile della vita spirituale è sempre la superbia, credere, cioè, che la nostra capacità viene da noi e non da Dio.

La debolezza può assumere molteplici forme: fisiche, caratteriali ed anche morali. Ciò che conta è la confidenza assoluta nel Signore il quale ci dà la forza di compiere il nostro dovere e di diventare i suoi strumenti nell’apostolato.
La grazia del Signore ci viene conferita non una volta per sempre ma secondo le necessità della nostra vita: è quindi normale che il senso della debolezza dimori abitualmente.


Passi Scritturistici

Rm 7,14-25

14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18 Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; cè in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20 Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22 Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo unaltra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.

2Cor 12,1-6

1 Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. 2 Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. 3 E so che quest`uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – 4 fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. 5 Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. 6 Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me.

Ef 3,1-7

1 Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili… 2 penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: 3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. 4 Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. 5 Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6 che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo, 7 del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell`efficacia della sua potenza.

1Cor 13,8-13

8 A me, che sono linfimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, 9 e di far risplendere agli occhi di tutti qual è ladempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore delluniverso, 10 perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, 11 secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12 il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. 13 Vi prego quindi di non perdervi danimo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

2Cor 12,7-10

7 Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 8 A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l`allontanasse da me. 9 Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10 Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.