S.E. Mgr *** ***
Francia, 9 settembre 2001
Quando ero a Roma [….] andavo abbastanza spesso a trovare il Padre Bernard per averne dei consigli spirituali. Apprezzavo il suo realismo e la sua profondità. Non ne ho profittato abbastanza. Mi aveva regalato diversi suoi libri.
S. E. Mons. *** ***
Italia, 13 giugno 2001
[…] ringrazio di cuore per aver pensato a me e inviarmi alcuni manoscritti dell’indimenticabile P. Bernard. La sua morte mi aveva colpito, ma riportavo in me i tratti della sua profonda spiritualità, cordialità e amicizia nei miei confronti e grande competenza. La sua scomparsa lascia un vuoto sia nel mondo accademico che nella vita di molte persone.
Un sacerdote
Francia, 1 agosto 2001
[….] la
triste notizia del “dies natalis” di P. Charles-André Bernard. L’ho incontrato
personalmente una volta a Notre Dame de Vie e abbiamo avuto in quell’occasione
un fruttuoso scambio di pensiero sul tema della “mistica apostolica”, tema da
lui affrontato nel suo volume su Mistica e azione.
Questa ricerca ci appassionava (mi appassiona tuttora), e abbiamo potuto
constatare una convergenza di opinioni pur attraverso la diversità tra
l’approccio ignaziano e quello di Teresa d’Avila.
Ora egli vive sicuramente quella unione con il Signore agognata da tutti i
mistici! Grazie ancora di avermi reso partecipe di alcune confidenze riguardo
alla sua personale ricerca di unione con il Signore.
Uno scrittore che ha fatto la tesi di dottorato con P. Bernard
Stati Uniti, 2 luglio 2001
Ho letto con tristezza il suo resoconto della morte di P. Bernard […]. Sento un particolare debito di gratitudine nei confronti di P. Bernard, perché, senza il suo aiuto è probabile che non avrei mai finito il mio lavoro [alla tesi] all’Istituto, già interrotto per diversi anni. Egli rimosse gli ostacoli potenziali e diresse lui stesso la mia dissertazione così che tutto si concluse felicemente.
Una carmelitana
Francia, 24 giugno 2001
Abbiamo
sempre apprezzato la sua semplicità, la sua disponibilità, il suo modo di
esporre chiaramente argomenti complessi, a volte molto al di là della nostra
esperienza comune.
La nostra priora, originaria della regione di Berck, dove il Padre passava
alcune settimane ogni estate, parlando con lui di comuni conoscenti, è rimasta
anche colpita dalla sua prossimità con la gente semplice del suo paese natale.
Una religiosa missionaria
Francia, 21 marzo 2001
Ci
conoscevamo da quasi 40 anni. Sin dall’inizio della mia vita religiosa mi aveva
guidato con quella conoscenza profonda che aveva della persona, della vita
spirituale e con la fedeltà della sua amicizia.
P. Bernard era veramente un padre per me e gli devo ciò che sono diventata. […]
P. Bernard, nella sua malattia e nella sua morte è stato configurato al Cristo
che amava tanto. Accanto a Dio, ora, veglia su di noi.
19 luglio
2001
Durante circa 40 anni, attraverso le tappe della mia vita religiosa di
missionaria in Francia, nel Madagascar, nell’isola di Réunion e poi nuovamente
in Francia, è stato per me un padre, un amico fedele, una guida sicura, la cui
amicizia fedele lo legava anche alla mia famiglia.
Dopo lunghi anni di separazione, volontaria per l’accoglienza ai pellegrini del
giubileo, l’ho incontrato di nuovo a Roma nel gennaio del 2000. Che gioia nel
rivederci! Nel settembre del 2000, mentre dava un ciclo di conferenze alle
carmelitane di Compiègne, ha guidato il mio ritiro spirituale. Per diversi
giorni abbiamo pregato, condiviso, mangiato insieme. Prendevamo i pasti nel
piccolo parlatorio, evocando i nostri ricordi, guardando con fiducia
all’avvenire. Non mangiava molto. Io me ne preoccupai. Glielo dissi. Mi disse
che non aveva appetito, che quel che mangiava era sufficiente e sentivo che non
voleva dilungarsi sull’argomento. Ero lungi dal sospettare la realtà…
La sua conoscenza della vita spirituale ne faceva una guida straordinaria, che
mi ha condotto a quella libertà interiore cui ogni vita interiore deve tendere.
Gli devo molto e, come lei scrive giustamente, “la sua scomparsa lascia un
vuoto che nulla può colmare”.
Il progetto di raccogliere le sue lettere e i suoi consigli spirituali mi
sembra una iniziativa eccellente.
Una madre di famiglia
Francia, 11 giugno 2001
Volevamo
molto bene al Padre che è sempre stato tanto buono verso il suo amico sacerdote
a Cuisy – e nostro parroco –; da molti anni lo incontravamo ogni estate e
quando c’era lui tutto diventava “così chiaro e così semplice”.
Una decina di anni fa ero andata a Roma con un’amica. Il Padre aveva preso in
prestito una macchina per accompagnarci ad Assisi. Ancora una volta ci aveva
riempite di stupore con il suo grande sapere e il suo approccio così vivo a
tutti i grandi santi: citava S. Bonaventura ecc. come se li avesse davvero
conosciuti.
Una religiosa
Francia, 27 giugno 2001
L’ho conosciuto poco, ma abbastanza per apprezzare la sua intelligenza elevata, le sue grandi conoscenze, la sua profondità spirituale.
Nella preparazione del congresso mi aveva veramente sostenuta con la sua fiducia incrollabile e serena.
Era un grande uomo, e così semplice.
Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…] P. Bernard è stato per me il “Padre Spirituale”. Egli stesso descrive questa figura nel suo libro “L’aiuto spirituale personale”. E’ stato un vero dono di Dio! […] P. Bernard mi ha presa per mano e ho sentito in lui quella sicurezza che mi permetteva di credere e di andare avanti. Portata a dubitare, e a cercare sicurezze intellettuali su cui appoggiare il mio agire, ho dovuto poco a poco lasciar cadere idee, sicurezze e soprattutto i giudizi morali. […]
Il suo sguardo era rivolto al futuro, ricco di speranza e fiducia, nonostante la mia cecità e debolezza. Sapeva cogliere l’agire di Dio. Intuivo che per esperienza e per studio conosceva le varie tappe del cammino spirituale. Mi diceva: “Dio solo però sa il quando e il come, noi dobbiamo pazientare”.
Aveva una conoscenza umana e spirituale molto grande, ed io ho sempre avuto una grande voglia di capire. Un giorno mi disse: “Tu sei testarda, ma Dio è più testardo di te; con i furbi egli è furbo. Nel cammino spirituale, soggiungeva, non si può capire prima di fare esperienza, solo dopo aver vissuto si conosce”. Questo per me è stato molto duro. Molte volte ho espresso la mia sofferenza di non capire cosa stavo vivendo. Anche questa sofferenza, era vissuta in comunione, e non mi lasciava mancare l’aiuto, però non ha mai ceduto alle mie richieste di spiegazione sul vissuto. Si limitava a indicarmi il cammino con tanta pazienza e anche con qualche bella risata.[…]
Quando esprimevo le mie fatiche nelle relazioni, sapeva relativizzare. Orientava verso quella libertà così difficile nelle comunità femminili, libertà che non è disinteresse del vissuto dell’altra, ma evita paragoni inutili e sterili, non colpevolizza se stesso e neppure giudica gli altri, e soprattutto evita quella curiosità femminile che si interessa di ciò che non la riguarda. “Tu non puoi cambiare l’altra, diceva, e poi perché te la prendi così tanto?” E così invitava a rimettersi davanti a Dio, con la propria realtà, e ritrovare un atteggiamento più giusto e più libero. Egli infatti era molto libero ed era un uomo di pace.
Tutto ciò che ha scritto e insegnato P. Bernard era strettamente unito alla sua esperienza spirituale, e questa è stata la sua missione nella Chiesa, mi ha detto “Ogni libro nasce nella preghiera”. Ora i suoi numerosi scritti e il ricordo del suo vissuto, rendono viva la sua presenza.
Una religiosa infermiera
Francia, Pentecoste 2001
Lui
rimane!…. nella mia memoria e nel mio cuore come quel padre, quel fratello
che il Signore ha messo sulla mia strada nel 1964, quando una pesante prova
familiare e una crisi spirituale mi lasciavano senza via d’uscita!
P. Bernard si trovava allora nella Casa Madre… e sono andata da lui nella
Cappella delle confessioni, riversando tutta la mia pena… davanti a qualcuno
che in quel momento mi sembrava portare il cuore misericordioso di Gesù stesso.
L’anno dopo, nel 1965, lo ritrovavo per un mese durante la preparazione ai voti
perpetui…
Credo che non ci siamo più persi di vista… tanta fiducia, tante complicità,
tante scoperte ci accomunavano.
Evidentemente camminava chilometri davanti a me, ma dando l’impressione di
camminare allo stesso mio passo.
Com’era umile!…
I miei genitori, i miei fratelli e le mie sorelle hanno avuto la gioia di
poterlo ospitare, di parlare con lui, di scherzare … e di essere confortati in
momenti difficili… e in altri, più felici.
Le feste! E’ stato presente a qualche anniversario di matrimonio… alla festa di
nostra madre. Le mie varie comunità lo hanno accolto e le mie consorelle hanno
beneficiato delle sue conversazioni, delle sue celebrazioni eucaristiche, e
delle sue omelie tanto benefiche! Un giorno sono andata a Berck con lui … e a
Cuisy en Almont […]
L’ultima volta che l’ho visto, è stato a Roma il 3 ottobre 1998, in occasione
di un Congresso della Sanità! Non pensavo che sarebbe stata l’ultima volta!…
Quando ho telefonato al Padre, fra Natale e Capodanno, mi ha parlato del suo
prossimo ricovero, dell’operazione all’esofago cui avrebbe dovuto sottoporsi.
Mi ha anche parlato del suo ultimo libro e dei suoi programmi per le vacanze
estive. Era sicuro di guarire, aveva una grande fiducia nei suoi medici.
Mi avrebbe mandato i suoi indirizzi estivi, affinché lo potessi raggiungere in
uno dei Carmeli, mi ha detto che non poteva più venire a […], voleva evitare
spostamenti troppo frequenti…, sa, si invecchia…mi diceva.
Confesso che ancora non riesco a credere che non lo rivedrò più quaggiù…Ma sono
certa che da là dove è, non dimentica nessuno di coloro che ha conosciuto e
amato con il suo cuore tanto generoso.
Tutto quello che lei scrive l’ho sperimentato anch’io. Il suo amore per Dio, la
sua costante ricerca della volontà del Signore, la sua tenerezza, la sua
pazienza, il suo rispetto per tutti, la sua larghezza di vedute… ma anche la
sua profonda pietà, la sua preghiera contemplativa, la sua propria vita mistica
fino a desiderare di “morire d’amore”…. non lo sapevo con tanta precisione, ma
sono sicura di ciò che lei dice.
Credo che abbia avuto la grazia immensa di crescere vicino a un santo, nella
quotidianità.
Una monaca trappista
Italia, aprile 2001
“Penso
spesso al […] grande padre che a mio avviso è un grande mistico.
Ricordo sempre quando lo invitai a tenere qualche giorno di spiritualità alle
Juniores a […] e come lo vedevo assorto in quella cappella!
Quello che diceva lo viveva.
Deo Gratias per questi testimoni”.
Una consacrata
Argentina,11giugno 2001
L’ultima
lettera che ho ricevuto dal Padre Bernard portava la data del 31 dicembre 2000.
Allora stava ancora bene…tutto è successo tanto in fretta.
Sono desolata…lo conoscevo da 40 anni e, anche se l’Italia e l’Argentina sono
separate dall’Oceano, era sempre presente per mezzo delle sue lettere.
Ricordo quanto mi scrisse in occasione della morte dei mio padre:
14 settembre 1983
Il modo migliore per prepararci all’offerta finale che faremo a Dio di noi
stessi è sempre quello di donarci ogni giorno agli altri. Se noi ci doniamo
nella carità senza voler conservare per noi il nostro tempo e le nostre forze,
ci abituiamo a vivere nel dono; l’ultimo istante sarà allora quello del dono
supremo e definitivo.
La sua ultima offerta è stata il suo dono supremo e definitivo a Dio, che egli
amava con tutta la tenerezza e la forza del suo cuore. Era un mistico… un uomo
pieno della sapienza di Dio.
Una madre di famiglia
Italia, 18 marzo 2001
Il gruppo “Lumen Christi” [un gruppo di preghiera che P. Bernard ha guidato per più di venti anni ogni sabato] mi ha dato molto e mi ha insegnato a guardare a Cristo come luce del mondo e luce della mia vita e P. Bernard è stato il mio maestro. In lui ho avuto sempre un punto di riferimento e un appoggio sicuro, sempre disponibile a ogni richiesta. Ma quello che mi colpì circa 25 o 26 anni fa, quando appena lo conoscevo, fu la sua umiltà. Veniva spesso in casa mia, quando […] soffriva per una infezione al piede e, mettendosi in ginocchio, lo massaggiava con delicatezza per portarle sollievo. Questo fatto mi sconvolse e mi posi tante domande ma l’unica risposta che mi veniva era che avevo conosciuto una persona straordinaria e meravigliosa e mi sembrava come accogliere Gesù nella mia casa. Per questo e per tutto quello che mi ha dato spiritualmente voglio dire Grazie e chiederò sempre il suo aiuto essendo certa della sua gloria in paradiso.
Una carmelitana
Francia, 5 febbraio 2001
Come è stato l’incontro del Padre con quelli, quelle, di cui ha parlato, sul cui messaggio ha tanto riflettuto… Francesco, Teresa, Maria dell’Incarnazione, Giovanni della Croce e, naturalmente, Ignazio e tutti gli altri…sì…come è stato quell’incontro e quell’illuminazione? I suoi quattro volumi ora devono sembrargli vento; ma che vento! […] Eccolo, finalmente, liberato dal suo corpo, da tutte le limitazioni: ora è veramente vivo, e siamo noi, che decifriamo come bambini il linguaggio dell’amore nel quale lui è ormai immerso. Ringraziamo il Signore che gli ha permesso di terminare il suo quarto volume: lui non ne aveva bisogno, ma noi, la Chiesa… La notizia della sua morte mi ha sconvolto, non sapevo nulla della sua malattia, dell’operazione, nulla, e ancora non riesco a realizzare quel che è accaduto [….] Ma che cosa è tutto questo di fronte alla profonda Pace e alla Beatitudine che sono sue.
Una consacrata
Italia, 3 febbraio 2001
Ora il Padre
è nella gioia eterna del Cielo, immerso nel Cuore di Gesù che tanto amava e
tanto ha fatto amare con gli scritti, le numerose pubblicazioni, le conferenze,
la direzione spirituale.
Ho sempre ammirato in lui la certezza della sua fede, la sua serenità
pacificante, la sua amabile accoglienza, la capacità del suo ascolto paterno,
la sua piena disponibilità, i consigli prudenti e misurati. Mi stupivano le sue
attenzioni, particolarmente quando mi donava i suoi libri o copia delle sue
conferenze. Le ultime ad ottobre, nella mia ultima visita. “Concile et
renouveau de la Spiritualité”, “L’expérience trinitaire de Sainte Thérèse de
Lisieux”. Resteranno queste il suo testamento per il mio cammino spirituale.
Non appena ho saputo della morte del Padre l’ho pregato con fede e con amore,
certa che ora più di prima mi è vicino, mi aiuta, mi sostiene, mi consiglia
perché nella luce Cielo meglio vede il segreto mistero dell’anima che le parole
sovente non sanno tradurre.
Una religiosa
Corea
Nella mia memoria è molto viva la figura di P. Bernard. Lo ricordo come una persona equilibrata, armoniosa. Era un direttore spirituale saggio, un professore esigente e nello stesso tempo un padre caldo e umano.
La sua personalità equilibrata mi permetteva di esprimere me stessa liberamente, con molta fiducia. Ogni volta che lo incontravo […], mi stupivo della sua bontà e semplicità. […]
I suoi consigli oggettivi mi aprivano la strada per camminare decisamente verso il Signore. Egli aveva le parole giuste, cioè non diceva una parola in più o in meno di ciò che serviva. Era una persona capace di ascoltare gli altri ed era anche capace di sdrammatizzare le situazioni, anche quando sembravano pesanti, con una bella risata.
La sua persona era per me una via sicura che conduceva al Signore, come Giovanni Battista che indicava ai suoi discepoli l’Agnello di Dio.
Ho ancora molta fiducia e la speranza nella sua intercessione che farà ora al cospetto del Signore per il bene dei suoi figli.
Una religiosa
Francia, 8 febbraio 2001
Che dire ?
Questa notizia è come una lama di rasoio. Anche per chi non ha avuto la grazia
[…] di conoscerlo da molti anni. Confesso che da circa un mese e mezzo la sua
partenza mi sembrava prossima e il verso di Pasolini nella Supplica a mia madre
: “O Madre, non morire” ritornava come un leitmotiv riferito al Padre.
Il 15 [gennaio] ha telefonato e tutti noi qui lo abbiamo circondato delle
nostre preghiere […]
10 maggio
2001
Confesso che la presenza del Padre è, nell’ordine della fede, a volte “quasi
tangibile”. Gli ho affidato tutti coloro di cui sono responsabile, e alcuni
sono stati esauditi all’istante. Questa rapidità nell’esaudimento mi ha colpita
[…]
29 maggio
2001
Ho letto lentamente, con grande emozione contenuta, il resoconto della malattia
e della nascita al cielo del Padre. Anche le sue preghiere. Ne conoscevo due,
ed è sorprendente che la sua scrittura non sia cambiata di un millimetro in
quarant’anni….Segno di una grande stabilità. Esse mi hanno permesso di cogliere
quel che si intuiva in lui, qualcosa di fremente, una natura sensibile e un
cuore rivolto assulutamente verso Dio. Ci sono le fotografie così belle, quel
grande sorriso …
Nel 1999 è venuto nella nostra Comunità, e in questo vedo una delle maggiori
grazie della mia vita. Ho potuto aprirgli la mia anima in piena fiducia. Da
allora è stato per me come un padre spirituale […]
Sono stata colpita dal suo ascolto, lui, un teologo di tale levatura, sapeva
ascoltare chiunque gli rivolgesse la parola. Una lettera che ho ricevuto da sua
sorella me lo conferma: nel suo paese, a Berck-Plage, parlava patois [il
dialetto locale] con tutti – e ne aveva una conoscenza perfetta -; tutti
potevano rivolgersi a lui e trovare conforto, consiglio.
Psicologo nato, sembrava leggere dentro di noi, metteva in luce con tenerezza
senza ferire i punti nevralgici. Amava citare Giovanni di san Tommaso: “E’
quasi impossibile toccare un’anima senza che sanguini”.
Quando non riusciva a vedere con chiarezza la volontà di Dio su di noi,
sospendeva il suo giudizio, aspettava e pregava. Era al tempo stesso in ascolto
dell’Opera sottile e così segreta dello Spirito nell’anima e di ciò che il
medesimo Spirito gli suggeriva nella preghiera. Per questo potevamo
considerarlo una guida sicura. Tutto ciò che mi ha detto rimane inciso alla
stregua delle profezie. Retrospettivamente vedo con chiarezza che Dio lo ha
illuminato con certezza, ha saputo essere categorico, ma la sua spada era
quella di Dio e quindi liberante.
Ha saputo mettere al largo e chiamare alla libertà interiore: l’ho constatato
nelle anime di questa o quella persona di cui mi occupo anch’io e che gli hanno
parlato.
Prima di iniziare un colloquio diceva una preghiera che mi ha ricopiato e che
conservo e ripeto:
“Metti le tue parole sulle mie labbra
metti i tuoi pensieri nel mio cuore
metti nella mia anima la tua dolcezza
e la tua luce nel mio spirito!”
[…] Gli chiedevo come facesse orazione, perché il suo atteggiamento raccolto
colpiva tutti noi. Mi ha detto semplicemente che cercava di fare silenzio e
come lastra di lasciarsi “impressionare” da Dio. Era colpito dal mistero
dell’Eucaristia, ed è quello che ci ha avvicinati.
La sua mistica preferita ? Santa Teresa di Lisieux. Mi ha raccontato in una
lettera come, durante il noviziato, salendo le scale aveva improvvisamente
capito quale sarebbe stata la sua vocazione personale: non parlare di sé, ma
ascoltare gli altri. Per questo motivo era tanto attento alle esperienze
spirituali di tutti.
Mi diceva che ogni mattina trascorreva circa due ore in colloqui spirituali,
che nulla lo sorprendeva o sconvolgeva: “Si vede di tutto!” diceva.
Era pacificato, unificato, diceva: “Se Dio vuole prendermi prima che io abbia
terminato il mio lavoro, significa che non ne ha bisogno. Va bene così”. Non
bisognava essere attaccati a nulla. “Se Dio dà, va bene. Se non dà, va bene lo
stesso”.
Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…] volevo
fare il punto sulla mia situazione spirituale. Il nome di Padre Bernard mi era
stato dato con altri nomi, sapendo che lui era molto occupato e che era molto
esigente. Io l’ho scelto proprio per questa prerogativa che mi avevano
segnalata, ma dubitavo che mi avrebbe accettata. Con una telefonata lo trovo e
mi dice di andare da lui il giorno dopo. Mi sono precipitata dicendo subito le
mie debolezze più grandi, di modo che lui sapesse con chi aveva a che fare. Con
grande sorpresa e immensa gioia, la sua risposta è stata: “Ma qui ci
vogliono gli esercizi di S. Ignazio”, e si è reso disponibile per il
cammino nella vita quotidiana, dato che avevo altri impegni.
E’ stata un’esperienza indicibile che tuttora mi accompagna, come mi accompagna
la presenza spirituale del Padre. Quello che mi ha toccata profondamente è
stata la sua capacità di ascolto. Lui mi ascoltava con un interesse e con tale
attenzione che io ne ero sbalordita. Io, così piccola e povera, ero cosi presa
in considerazione da una grande personalità? Io potevo permettermi di
prendergli tutto il tempo che mi era necessario? Era un’esperienza
straordinaria, tanto che poi pensavo e gli dicevo: Se Dio mi ascolta come lei
mi ascolta, io sono già superfelice…(Ma, sicuro, Dio mi ascolta ancora
meglio!).
Un’altra cosa che mi ha stupita, era la sua preghiera.
Mi diceva: “Ogni mattina, nella messa, ti ricordo con il tuo nome…
Sono esperienze che trasformano la vita… Sono contenta che si faccia qualche
cosa per far conoscere le ricchezze che Dio nasconde nei suoi santi.
Una Carmelitana
Francia, 14 giugno 2001
Sì, P. Bernard lascia un’opera molto importante per la spiritualità del nostro tempo, ma anche e soprattutto una testimonianza piuttosto eccezionale di vita spirituale. Ho sempre apprezzato molto sia la sua profondità e le sue direttive spirituali che la sua semplicità, soprattutto via via che ci si conosceva meglio. Credo che lo strappo di salute che ha avuto a Surieu ha rivelato tutto il suo atteggiamento di abbandono; ne eravamo rimaste molto colpite, io in particolare, quando lo abbiamo portato all’ospedale. […]
Grazie per le preghiere, sono quelle della sua “gioventù”, intrise di quel candore che non lo ha mai abbandonato. [….] Sicuramente vi saranno ancora altre pubblicazioni…
Non ho conservato lettere particolari. Per molti anni l’ho incontrato una volta l’anno e questo è stato sufficiente per riceverne un orientamento che mi segna. E poi ci sono i libri che si apprezzano ancora meglio dopo averlo ascoltato !
Una missionaria
Italia 4 febbraio 2001
[…] Da quindici anni P. Bernard ha seguito il mio cammino spirituale: in lui ho trovato un padre benevolo, una guida austera e illuminata, una dottrina salda, una parola sicura, una grande disponibilità e molto rispetto. […] Ringrazio Dio per questo.
Una Carmelitana
Francia, 8 novembre 2001
Personalmente mi è difficile dire tutto ciò che ho ricevuto da P. Bernard durante 40 anni di conoscenza reciproca. Benché venisse da noi da diversi anni, solo in occasione del ritiro di Comunità nel […] sono entrata in rapporto con lui; è stato decisivo. Mentre in quel periodo utilizzava a volte tests e metodi psicologici, quel che ho percepito subito, nella sua predicazione come nei colloqui personali, è la profondità spirituale. Era ciò di cui avevo bisogno, quel che attendevo senza sapermelo formulare e senza sapere dove trovarlo. – Il Signore stesso me lo ha dato -. Questo può apparire strano dopo 13 anni di Carmelo e di familiarità con i suoi Maestri! Ci voleva un buffetto: è arrivato attraverso P. Bernard.
Ho diverse lettere che vanno dal 1961 al 1976. Non tutte sono ugualmente interessanti. In seguito, sempre più preso all’Università, la corrispondenza si è diradata, ma, tranne qualche eccezione, passava tutti gli anni da noi durante le sue vacanze in Francia. Ricevevo altrettanto dalle sue conferenze, dagli incontri comunitari e dai suoi scritti, quanto dagli incontri personali. Era come se, in certi precisi momenti, lo Spirito gli ispirasse le parole o il testo che aspettavo, di cui avevo bisogno.
Quel che verifico è la sicurezza, il conforto, se così posso dire, che mi dava di me stessa: per esempio, dopo il racconto dell’origine della mia chiamata al Carmelo di cui gli descrivevo il ricordo così preciso di un’esperienza all’età di otto anni la sua risposta netta: “Lei è in pieno nella sua vocazione”. Nessuno me lo aveva mai detto. Un’altra volta mi disse: “Lei ha avuto dei blocchi nella sua infanzia”, o ancora: “Lei è equilibrata!” o “C’è continuità nella sua vita”. Un altro esempio più recente: mi trascinavo dietro, da un ritiro personale – 10 giorni nel “deserto” – durante gli anni di Professione temporanea, come un “punto nero” che mi era impossibile definire, esprimere, come un blocco che al tempo stesso non era un blocco, visto che continuavo il mio cammino, ed ecco che nel 1996 o ’97, spiegando alla comunità il suo programma di corsi e conferenze, egli parla del “punto” nella vita spirituale: un lampo per me, in quell’istante ho la risposta: quel “Punto” è Dio; impossibile […] dire la mia dilatazione istantanea! In seguito ne parlavo con la Priora di allora. Anche lei stessa era stata colpita da ciò che il Padre aveva detto. L’anno seguente quando glielo raccontai, non sembrava ricordarsi di quel che aveva voluto dire; in ogni modo, le sue parole mi avevano aperto lo spirito!
Anche i tre volumi del Dio dei mistici mi danno molto. Ciò che è troppo dotto per me, non mi impedisce di gustare tutto quello che egli scrive e descrive parlando della vita profonda dei Santi. Ciò che più di tutto mi piace è il suo costante ritornare, il suo riferirsi al Mistero dell’Incarnazione Redentrice e alla Fede.
Una religiosa
Italia, aprile 2001
[…] Quando
gli telefonavo per chiedergli un appuntamento lui mi diceva sempre che potevo
andare quando volevo, a qualsiasi ora della giornata; solitamente sceglievo le
prime ore del mattino, anche se sapevo che per lui queste erano molto preziose.
Arrivava in parlatorio sempre con il sorriso e mi faceva un’accoglienza
straordinaria. In un’ora circa di dialogo potevo ascoltare e ammirare la sua
ricchezza interiore, la gioia profonda con la quale gustava il frutto delle sue
ricerche, e mi convincevo sempre di più che era davvero un innamorato di Dio.
La profondità dei suoi discorsi, quasi sempre imperniati sugli studi che stava
compiendo nel campo della teologia spirituale, non gli impediva di rimanere e
di manifestarsi in una semplicità disarmante, in un modo di essere e di
comportarsi “genuino”, “fresco”, con quello stile che
richiama l’infanzia spirituale. Quando con tanta unzione e convinzione mi
parlava delle scoperte che faceva approfondendo la vita mistica di tanti santi
e io gli dicevo che non avrebbe potuto scrivere certe cose se non ne avesse
fatto esperienza personale, lui non mi rispondeva con la parola, ma i suoi
occhi splendevano più del solito e acquistavano una luminosità e un’intensità
particolari; era la tacita conferma che non poteva essere diversamente.
Questa esperienza spirituale era la fonte della sua tranquilla e pacifica
serenità. I problemi di qualsiasi natura sia personali che altrui non lo
turbavano più di tanto. Il suo orientamento era quello di andare oltre, di
lasciar cadere; comunicava la percezione che lui si trovasse ad un altro
livello, quello dal quale si guarda la fragilità dell’umano con gli occhi
dell’eternità. A mano a mano che gli si snocciolavano i problemi, prima ancora
che egli desse risposta, questi si scioglievano come la neve al sole. La vita
vera è un’altra, pareva volesse dire, passiamo all’altra riva, non lasciamoci
turbare da ciò che non dura nel tempo. La sua persona, il suo modo di ascoltare
e di atteggiarsi erano già, al di là e al di sopra della parola, risposta
altamente significativa.
Ho la fortuna di avere avuto in dono da lui tutte le sue pubblicazioni
arricchite sempre da una dedica; si tratta di brevi frasi ricavate dalla S.
Scrittura o dagli autori presentati nel libro. […] Porto come esempio la dedica
all’ultimo libro, Il Dio dei mistici. La conformazione a Cristo. Così scrisse:
A Sr. […] “Fissa gli occhi su Lui solo, nel quale ti ho detto e rivelato
tutto” (San Giovanni della Croce). È l’ultimo messaggio scritto che mi
rivolse; penso che la scelta di quella frase corrisponda pienamente a quanto
lui ha sempre fatto nella sua vita spirituale.
Una religiosa
Italia, 5 giugno 2001
I giorni e i mesi si susseguono, ma il Padre continua ad essere presente e vivo nel ricordo e nel cuore. […] P. Bernard è stato per me il Padre che mi ha presa per mano con dolcezza e fermezza e mi ha condotta nella via di Dio comunicandomi il gusto dell’adesione amorosa alla Volontà di Dio, della piccolezza, dell’abbandono. Non posso dimenticare le volte in cui mi attendeva sul portone del Frascara con un sorriso che esprimeva tutta la sua benevolenza e l’affetto. A volte mi sembrava proprio il padre della parabola lucana che attende con ansia il figlio amato.
Ma P. Bernard ha esteso, attraverso me, il suo cuore di pastore e di maestro di spirito anche alle persone che il Signore in questi anni ha voluto affidare al mio ministero. Quando nell’accompagnamento spirituale delle giovani sorgevano in me dei dubbi, ricorrevo al consiglio del Padre. […] La sua guida era preziosa e mi ha educata a mettermi in riverente ascolto dello Spirito per percepire come Dio stava conducendo la persona e quindi assecondare in tutto l’azione divina. In questo delicato ministero il Padre era l’uomo di Dio profondamente umano, sempre disposto ad accompagnare con generosità la persona in cammino perché proseguisse nella via che Dio andava manifestando. […]
Sono immensamente grata al Signore che nella sua Provvidenza ha disposto che incontrassi P. Bernard. Ho la certezza che in lui ho incontrato un Santo che mi ha rivelato attraverso la sua mitezza, la comprensione senza limiti, la fiducia, la pazienza nell’attendere i tempi di Dio e la gioia visibile del suo volto per ogni passo in avanti, il Cuore e la tenerezza del Padre.
Una religiosa
Québec, Canada, 2 febbraio 2001
P. Bernard
fu un innovatore, mi sembra, nell’insegnamento della teologia spirituale. Egli
integrò la dimensione affettiva, mostrando la porta del simbolo nell’esperienza
spirituale e mistica. Un’impresa (la Teologia simbolica e la Teologia
affettiva) che l’importante casa delle Editions du Cerf non esitarono a
pubblicare. La sua Teologia spirituale è uno strumento di lavoro nelle Facoltà
di Teologia di tutto il mondo. I tre volumi del Dio dei Mistici rappresentano
una vasta sintesi della Teologia mistica nella Chiesa. Purtroppo non ha potuto
terminare. La morte ha interrotto l’ardore del suo lavoro.
Questi suoi importanti lavori furono realizzati nella più grande povertà
personale e in una vita austera sia materialmente che spiritualmente. Era un
grande spirituale.
Giunta alla Gregoriana nel 1970 come una delle prime donne iscritte al
dottorato, incontrai P. Mollat, avendo l’intenzione di studiare il simbolo in
san Giovanni. Mi consigliò di rivolgermi a P. Bernard, il quale, mi disse, mi
avrebbe aiutato in quel campo. Il che si realizzò ben presto.
Come descrivere la dedizione di P. Bernard nell’aiutarmi a iscrivere il mio
progetto di tesi dottorale in vista della sua accettazione. Quando mi capitò di
ammalarmi, P. Bernard venne due o tre volte alla settimana alla Casa
Generalizia, dove abitavo, per aiutarmi a elaborare la mia tesi, e questo
servendosi dei mezzi pubblici. A lui devo il mio dottorato.
E che dire del suo zelo per aiutare la mia Comunità in qualità di consigliere
in occasione del Capitolo generale e per più di dieci anni come istruttore del
Terzo anno della mia Comunità. Sono molte le religiose che hanno apprezzato e
tratto grande profitto dei suoi insegnamenti di vita spirituale.
Abbé *** ***
Francia, 11 settembre 2002
Giovane
professore a Compiègne, di ritorno dall’Algeria, il mio Vescovo, Mons. Roeder
aveva affidato la mia preparazione al sacerdozio a P. Charles Bernard, che
insegnava alle “Fontaines” [collegio retto dai padri gesuiti] a
Chantilly.
Il mio programma per quell’anno scolastico 58-59 prevedeva che passassi
l’intera giornata del lunedì presso i padri gesuiti.
Essendo già abituato a lavorare al collegio per seguire i corsi d’inglese, di
catechesi, di prefettura, questo non rappresentava un cambiamento radicale, ma
comunque….
Quando arrivavo, prima delle 9 del mattino, trovavo già P. Charles in
portineria con un caffè già pronto, molto forte, e ricevevo il viatico per la
giornata: 5 o 6 libri già aperti al capitolo da studiare fino alle 11. Visita
di P. Charles con scambio sul lavoro della mattina. Scendevamo poi in cappella
per l’esame di coscienza personale e mi sentivo dire: “Dopo la ricreazione con
i confratelli … rivedrà questo o quel punto e lo esporrà”. Tale era lo stile,
la cadenza di ogni lunedì. Non bastando, nel corso della settimana ricevevo per
posta una pagina battuta a macchina che sintetizzava l’argomento di teologia
trattato.
Tale fu il menù di ogni lunedì, fatta eccezione per le vacanze scolastiche.
Perché ricordarlo? Semplicemente per dire quale maestro avevo avuto la fortuna
di incontrare. Lavoro esigente, preparato, ma non già masticato, disponibilità
e via via ammirazione per l’attenzione amichevole che mi veniva data.
La completezza umana e spirituale di P. Bernard è sempre stata presente alla
mia memoria. Fu una grande gioia rivederlo al Carmelo di Compiègne per tre anni
consecutivi nell’89, ’90 e ’91, e condividere con lui un pasto in un simpatico
ristorante dove sul menu non era previsto soltanto del cibo terreno…
Solidità del pensiero, senso acuto dell’essenziale, pertinenza aperta alla
libertà, c’era tutto questo in lui e inoltre una pedagogia ineguagliabile, non
priva di umorismo.
Voglio ricordare due episodi molto semplici, apparentemente insignificanti.
Quel primo giugno del 1959, dopo un colloquio spirituale e una conversazione
prima del ritiro di ordinazione a Beauvais, gli manifestai la mia esitazione
nel fare il giuramento antimodernista allora imposto.
La sua risposta fu più o meno la seguente: “L’umiltà non fa mai male. Se le
formule La imbarazzano, sa bene di proclamare la Fede di Pietro, di cui porta
il nome, al di là della formulazione sempre condizionata dai tempi”. Detto
questo, egli ricevette il mio giuramento nella cappella di Chantilly. Il colmo
fu che 8 giorni dopo il superiore del seminario pretese che ricominciassi.
Il secondo episodio risale a una quindicina di anni fa; a Roma, dove mi
trovavo, eravamo andati a visitare gli Scavi di San Pietro e mentre a San
Clemente mi accingevo a scendere la scala che conduce alla cripta, mi disse:
“Che cosa sta facendo?”; “Scendo…” risposi; sentii: “Lei sta scendendo nei
secoli…”
Bella pedagogia, ripresa un’ora dopo a Santa Maria Maggiore. Stavamo con il
collo teso verso il mosaico [dell’arco trionfale]: “Cosa vede?” mi chiese. Io
gli faccio la mia descrizione e interpretazione e: “Dio dov’è ?”. Non avevo
visto il trono vuoto, presenza invisibile di Dio… Bisognava pensarci!
Insieme agli altri studenti che lo hanno incontrato sulla loro strada, dico
semplicemente il mio affettuoso Grazie.
Una studentessa
Italia, 25 luglio 2002
Ho
conosciuto il Padre in montagna a Cortina, dov’era solito passare il mese di
luglio dalle Orsoline. Di lui ricordo la vitalità, la calma e il sorriso che
impiegava in tutte le sue attività e anche nelle passeggiate tra i monti.
Queste doti rappresentavano la sua fusione con Cristo.
Un’insegnante
Italia, febbraio 2002
Quando ho conosciuto il Padre, ero un’adolescente totalmente incapace di gestire la mia rabbia inespressa. No, non inesprimibile, proprio inespressa, perché nemmeno io sapeva che esisteva e quindi non potevo parlarne con qualcuno: Risultato: comunicazione zero.
Un giorno [durante le vacanze a Cortina] il Padre si interessò a dei disegni decorativi che scarabocchiavo qua e là, guardandoli mi spiegò quello che leggeva: “Sei così.. colà.. cerchi questo… questo ti fa soffrire…”.
Ero affascinata! Esprimersi senza parole, attraverso dei segni, senza sapere cosa si vuol dire! Una scienza che ignoravo.
Poi fu la volta dei sogni.
Capitò per caso che ne raccontai uno e mi accorsi che quell’uomo riusciva a comprendere più di me quello che c’era dentro di me. Era come trovare un linguaggio, mi bastava dargli un’immagine, per me incomprensibile, e lui capiva. Inconsapevolmente la mia attività grafica e onirica si moltiplicarono rapidamente.
Fino a che una mattina raccontai quel sogno – davvero misterioso! – e P. Bernard lo interpretò come se fosse una pagina sulla quale poteva leggere chiaramente, fatta eccezione per un particolare, che rimase incomprensibile a entrambi.
Solo dopo qualche tempo, quando la realtà rispecchiò nei fatti il senso che aveva suggerito il Padre, svelando anche l’ultimo particolare, capii chiaramente che quell’uomo aveva la chiave del simbolo, oltre la conoscenza razionale.
Una madre di famiglia
Italia, I febbraio 2002
Quando, in
genere di sera, attraversavo Piazza della Pilotta per raggiungere Santi
Apostoli e poi Piazza Venezia, dopo aver incontrato P. Bernard, il mio cuore
colmo di gratitudine e meraviglia era rivolto al Signore: “Grazie mio Signore,
grazie per Padre Bernard, grazie per avercelo dato”. E pensavo: se ci sono
uomini come lui è giusto che Dio risparmi l’umanità, è giusto che abbia
misericordia di noi. Se ci sono uomini come P. Bernard, ci sarà la salvezza.
Ho conosciuto P. Bernard circa venti anni fa. Ma potrebbero essere cento tale è
stato il cammino compiuto con lui. Se incontrassi l’io di allora, non mi
riconoscerei.
P. Bernard con infinita bontà, pazienza,. tolleranza, lucidità e forza mi ha
insegnato a pormi sempre davanti al Signore e perciò ad essere libera,
rovesciando tutte le false o errate scale di valori.
Io ero un frutto ricoperto da un’enorme e spessa buccia che piano piano abbiamo
scartato (e continuo con il suo aiuto) per arrivare al nocciolo. Al nocciolo
puro e semplice.
I ricordi sono tanti. Tutti luminosi.
La sua presenza nella vita della mia famiglia: il battesimo del mio
secondogenito,. la prima comunione dei miei due figli, la consacrazione di mia
madre, i funerali di mio fratello, di mia madre…
Ricordo con piacere una memorabile partita di ping-pong durante la quale il P.
Bernard sconfisse clamorosamente tutti i suoi avversari molto più giovani di
lui.
Come spiegare la gioia di vivere che emanava mentre giocava come un ragazzo e
quanta ammirazione suscitava in me questo immenso uomo di fede e cultura che
amava così tanto la vita. Quanta ammirazione, quanta commozione.
E poi ci sono i ricordi dei nostri incontri.
Quel suo modo così impressionante di mettersi in ascolto dello Spirito, quando
il suo bel viso si trasformava e sembrava che all’improvviso non era più nella
stanza.
Quel parlare con lui ed essere capiti profondamente, spesso al di là delle
parole, come non capita mai nella vita. E quelle sue frasi o consigli che a
volte mi sembrava non c’entrassero niente con quanto si era detto o non era
quello che mi aspettavo per poi inesorabilmente capire e sentire, magari a
distanza di tempo, che era esattamente quello il punto.
Ho attraversato momenti difficili per il cammino fatto con il Padre. Ho ancora
vivissimo un ricordo penoso da raccontare. Il Padre aveva deciso che era giunto
il momento per me di affrontare gli esercizi di Sant’Ignazio. Ad un certo punto
sono scivolata in uno stato terribile: non dormivo più, non mangiavo, piangevo
sempre. Ed affioravano alla mente, come un incubo ad occhi aperti, ricordi
dolorosi che avevo evidentemente rimosso. Andai dal Padre in preda alla
disperazione e alla paura, e non dimenticherò mai la sua reazione al mio
resoconto. Mi sorrise pieno di affetto e con maestosa calma mi disse: “Lei ha
rivissuto la parte della sua vita che non era al cospetto del Signore”.
Ricordo anche un Padre diverso, molto impressionante nella sua autorità.
Avevo fatto un voto che mi aveva fatto piombare in un abisso di vera
disperazione. Il Padre si arrabbiò al mio racconto. Si alzò in piedi davanti a
me, era diventato enorme e i suoi tratti si erano irrigiditi, non vi era
traccia di dolcezza, solo dell’autorità conferitagli dallo Spirito. Mi sciolse
dal voto e tutte le catene che mi avvolgevano si dissiparono.
Quante lezioni ricevute da lui. Quanta vita. Quanto amore.
Avrei mai potuto amare e lasciarmi amare dal Signore senza l’aiuto del Padre?
Quando ci ha lasciato avevo da poco perso mia madre e vagavo nel dolore e il
dolore è diventato un oceano. Ma in quel mare il Padre c’era. Ed ho realizzato,
come molti di noi, che lui non mi lasciava. Che l’aiuto e la presenza sono
costanti. Guardo la sua fotografia e lui mi sorride dicendo: “Ce la farai”.
E quando il cammino si complica, il Padre c’è. Basta lasciare tornare frasi
dette o scritte da lui, basta chiedergli aiuto e il cammino riprende.
Per anni mi preparavo agli incontri con lui, facevo il punto per non omettere
le cose importanti che volevo raccontargli e questo a lungo andare, man mano
che imparavo a farlo, conteneva già la risposta. Oggi lo faccio ancora. Mi
fermo e mi dico: “Ecco, adesso raccontiamo al padre a che punto siamo” …. e
funziona.
Il cammino di P. Bernard su questa terra è stato un dono del Signore e noi
abbiamo ricevuto una vera grazia nell’incrociarlo. Il Signore sia lodato e
accolga la nostra gratitudine.
Una madre di famiglia
Italia, 25 luglio 2002
La prima volta che ho incontrato P. Bernard stava celebrando la Messa nella bella Cappella delle suore Orsoline al Faloria [a Cortina d’Ampezzo, nelle Dolomiti dove P. Bernard trascorreva tutti gli anni un periodo di vacanze]. Mi ha colpito soprattutto il tono della sua voce: sembrava cantasse. Ho pensato a una fede gioiosa. Quando dopo qualche anno ho avuto la fortuna di fare qualche gita con lui e alcune amiche ho gustato una pace che emanava dal Padre non solo al momento della preghiera e ho avuto la certezza che egli vivesse continuamente alla presenza di Dio in un modo “atletico” e gioioso. Spero tanto che adesso continui a guidarmi per raggiungerlo in quella Vetta perfetta che il Signore ci ha destinato. Grazie P. Bernard!
Una professionista
Italia, 1 febbraio 2001
Il mio grazie al grande padre dagli occhi buoni e sorridenti che un giorno mi ha preso per mano e ha aspettato con trepida pazienza che questo “Cerbiatto ostinato” [soprannome dato da P. Bernard alla scrivente] scoprisse la via dell’amore.
Un religioso che ha fatto la tesi di dottorato con P. Bernard
Italia, 23 febbraio 2002
[…] Alla fine di gennaio 2001 ero in Toscana, e dovevo passare da Roma per chiedere a P. Bernard se voleva farmi l’onore di scrivere la prefazione del libro: fu lì che … mi comunicò, il primo febbraio la notizia della scomparsa. Ancora adesso, a distanza di un anno, mi rendo conto dell’importanza che il P. Bernard ha avuto per la mia formazione teologica e spirituale, e ringrazio il Signore per avermelo fatto incontrare; per questo […] vorrei avere qualche informazione in merito all’Associazione “Amici di P. Bernard”, perché ritengo sia importante che la figura di questo grande maestro venga approfondita, per la sua carica umana e spirituale, unita ad una grande perizia teologica.
Una Carmelitana
Francia, 29 agosto 2002
Le
testimonianze mi fanno scoprire altri aspetti di P. Bernard. Conoscevo il Padre
soprattutto come insegnante, insomma come professore, e tale rimaneva per me
anche durante le vacanze.
Quando sono entrata al Carmelo, egli conosceva già da molto tempo la comunità e
veniva regolarmente tutti gli anni a tenere delle conferenze, di solito sulla
nostra santa Madre Teresa o sul nostro santo Padre Giovanni della Croce. Dato
che non conoscevo affatto i santi del Carmelo, quello che sentivo mi passava
largamente sopra la testa. Ma mi sono resa conto che di anno in anno mi donava
qualcosa di importante per scoprirli e penetrare nei loro testi in profondità.
Il ritiro su Santa Teresa di Lisieux, che mi era sembrato così semplice, in
realtà mi ha toccato molto in un momento in cui facevo fatica, per quanto la
riguardava, ad andare oltre l’ostacolo del suo lessico.
Mi piaceva percepire in lui una cultura spirituale che spaziava oltre i santi del
Carmelo, permettendogli di situarli in un panorama più vasto, di rapportarli
per analogia o per contrapposizione a correnti spirituali anteriori. Non fosse
altro che su questo piano mi ha dato molto. Si sentiva che le sue conoscenze
gli consentivano un grande equilibrio. Trasmetteva il gusto dello studio come
mezzo per progredire nella vita teologale.
Durante la messa apprezzavo le sue omelie che erano sempre chiare e forti. Si
sentiva una convinzione profonda, che confortava la nostra fede personale e il
nostro attaccamento al Cristo.
Una religiosa
Italia, 11 febbraio 2003
Il Padre
Bernard: una vita alla Gregoriana, prima come studente, poi come professore e
Preside dell’Istituto di Spiritualità. Prima del Concilio i Padri della
Gregoriana celebravano ogni giorno la Messa a Trinità dei Monti. Tutti gli
altari della Chiesa erano occupati nelle due messe delle ore 7 e delle ore
7,30. Fu così che conoscemmo il P. Bernard che divenne per molte una guida
spirituale preziosa e spesso fu invitato a dare conferenze alla comunità.
Egli aveva uno straordinario intuito delle persone, le guardava con attento
interesse ed era come se fossero trasparenti ai suoi occhi. Tuttavia soleva
dire che la psicologia può offrire una diagnosi, ma solo il cammino spirituale
può guarire e trasformare l’esistenza.
Gli insegnamenti, di cui sono testimonianza i molti e “ponderosi” libri da lui
scritti, si adattavano ad ogni persona, nel colloquio individuale e diventavano
“sale e lievito”.
Ho avuto la grazia di essere seguita spiritualmente dal Padre dal 1964 fino
alla sua morte, con qualche intervallo dovuto alla lontananza e, in parte,
colmato dalle letterine che egli puntualmente inviava, ma solo in risposta ad
una missiva. Non manifestava i propri sentimenti, ma aveva un amore reale e
attento ad ognuno. Ad una persona egli disse una volta: “Ils disent que je suis
froid, qu’en savent-ils de mon affectivité?”. Il suo amore intelligente era
accompagnato da stima, quella stima di cui soprattutto in tempi andati si aveva
particolarmente bisogno, perché l’educazione consisteva in gran parte nel
sottolineare gli aspetti negativi del carattere, con l’intento di favorire la
ricerca della “perfezione”. Il suo sguardo era benevolo e direi ottimista, se
il termine non suonasse ingenuità.
Aveva un suo modo di usare l’humor senza ferire, ma così da sdrammatizzare le
situazioni; eppure sapeva anche individuare il “tallone d’Achille” specialmente
in chi si presentava un po’ troppo sicuro di sé.
Chiedergli un parere significava ricevere indicazioni preziose, non solo in
campo religioso, ma su questioni diversissime: si sentiva in lui l’amore alla
vita e l’interesse a tutto il reale.
Ma certamente l’aspetto più prezioso della sua direzione era l’aiuto nel
cammino della preghiera. Profondamente segnato dalla spiritualità del Carmelo e
dalla centralità del mistero del Cuore, sottolineava i momenti dell’azione
divina, accompagnava, aspettava, non prendeva mai il sopravvento sulla
comprensione della singola persona, si avvertiva in lui una intensa vita spirituale,
ma egli non ne parlava, se non in rari momenti. Amico dello Sposo, si
rallegrava per la sua venuta e cercava di indicare ciò che poteva chiudere le
parte all’arrivo, con estrema delicatezza e discrezione.
In tutt’altra direzione vorrei anche notare quanto amasse la vita concreta. Un
giorno, arrivando in una casa religiosa femminile, vide che l’attaccapanni era
rotto e senza indugio chiese: “Avez-vous un marteau et des clouds? Ici on a
besoin d’un homme!”.
Prismaticità del suo temperamento…
Vorrei dire che averlo incontrato è stata per me la grande grazia della mia
vita e quel che ha lasciato è un tesoro che non si corrompe…
P. *** *** sj
Francia, 3 aprile 2003
P. Charles André Bernard era un uomo solido, quadrato, massiccio, che trasmetteva un’impressione di forza e di sicurezza. Era ben piantato, sicuro di sé, saldo nelle sue convinzioni, immutabile nelle sue certezze. Lo prendevamo in giro per le sue opinioni politiche, era gaullista e chirachiano senza l’ombra di un’esitazione, e soprattutto per i suoi pronostici azzardati. Se per caso il verdetto delle elezioni gli dava ragione, trionfava con modestia. Ma spesso si era sbagliato e il suo umore ne risentiva. Quando gli si opponevano fatti o sondaggi, replicava: “ma io dispongo di un’analisi più sottile!”
Non era facile disarcionarlo. Quella solidità tranquilla, quel modo di procedere calpestando le aiuole, potevano forse sconcertare colleghi più anziani e molto virtuosi come P. Dumeige e P. de Finance soprattutto, che non amava i bulldozer. Ma la forza di Ch. Bernard era proprio di puntare dritto sull’ostacolo. Era impossibile confonderlo. Ma tutti apprezzavano la sua carità pratica, il suo buon senso e la sua lucidità (ad eccezione che in politica). Gli si poteva chiedere un piacere, era disponibile, benché, lavoratore accanito, non avesse tempo da spendere. In comunità era un elemento capitale, era il legame che teneva unito il gruppo francofono, era lui che organizzava le piccole riunioni in occasione di un compleanno o di una visita. Gli bastava mormorare alle orecchie un misterioso “dopo” perché si sapesse di che si trattava e il luogo dell’incontro, dove egli distribuiva regalmente liquore, biscotti e cioccolato, secondo un rito immutabile. Quel “dopo” era diventato leggendario presso i nostri amici italiani.
Di origine e di formazione “primaria”, Ch. A. Bernard andava dritto allo scopo e non si perdeva per vie indirette. E’ quanto rendeva la sua direzione spirituale così liberante. Semplificava i problemi, sebbene filosofo per formazione ne conoscesse la complessità. Pur essendo un esperto di san Tommaso non apprezzava l’astrazione, la sua spiritualità era carica di psicologia. Certo ha liberato molte anime. Il fatto è che aveva egli stesso una forte vita spirituale ancorata ad una grande regolarità, e una mirabile generosità apostolica. La sua semi-sordità accentuava il suo ascolto del Maestro interiore. Tutte le mattine, immancabilmente, si recava a Trinità dei Monti per celebrarvi la santa Messa. Quando abitava al IV piano dell’edificio centrale [della Gregoriana]
– prima di stabilirsi a Frascara [edificio adiacente alla
Gregoriana] – lo vedevo recitare il breviario nel corridoio all’inizio del
pomeriggio mentre tutti i vicini si dedicavano al riposo benedetto della
siesta. La sua pietà solida, regolare, era il sostrato di una conoscenza della
mistica certamente sperimentale. Essa lo aveva armato per la direzione
spirituale. Inoltre era capace di un’attenzione e di una delicatezza di cuore
che in un primo momento potevano sfuggire. Era un uomo tutto d’un pezzo: eppure
sapeva adattarsi e, cosa rara, comprendeva in modo intuitivo le anime
femminili.
Le sue opinioni nette, il suo carattere un po’ ruvido e talune dichiarazioni
senza sfumature hanno allontanato da lui confratelli e colleghi che lo
conoscevano male o che temevano la forza del suo influsso. Così è potuto
avvenire che lui, grande conoscitore dei mistici e delle spiritualità,
conferenziere, autore riconosciuto di opere fondamentali, non sia stato un
collaboratore fisso del Dictionnaire de Spiritualité. Avrà conosciuto, senza
batter ciglio, quel segno che nella Compagnia è il test più sicuro del valore:
la gelosia. Non se ne è mai lamentato, e non ricordo, sulla sua bocca, giudizi
sommari o sprezzanti. Si può odiare la mediocrità e ciononostante sopportare i
mediocri.
Era molto legato, malgrado la paternità corsa, alla terra di origine, quel
Pas-de-Calais marittimo intorno a Berck, dove ritornava ogni estate. L’Artois
[regione confinante]
era un legame tra lui e me, ma egli non cercava di sapere
gli andirivieni degli altri. La sua discrezione era esemplare. La vita
spirituale si avvolge di silenzio. E quando si ricevono le confidenze di tante
anime, importa seppellirle in un profondo segreto.
Abbiamo lasciato l’insegnamento più o meno nello stesso periodo. Se ne è andato
con gli onori, lasciando in buono stato di marcia il suo Istituto di
Spiritualità. Ha continuato la sua opera di scrittore con quella capacità di
lavoro che lo aveva fatto ammirare sin dall’inizio dello scolasticato. Forse
indovinava che il tempo per lui era ormai contato.
Non l’ho più rivisto se non di sfuggita, sempre solido, con la sua franchezza
cordiale. Sono venuto a sapere male e troppo tardi che era minato e in
pericolo, poi ho appreso la sua morte edificante e coraggiosa. Aveva assolto il
suo compito, non aspettava ricompense terrene. Qui ad justitiam erudierunt
multos, fulgebunt quasi stellae.
Una professionista sposata
Lussemburgo, 7 settembre 2003
Fino ad
oggi, non ho inviato nulla, neppure una testimonianza su P. Bernard, perché mi
era molto difficile condividere con altri i miei sentimenti più intimi. Non è
facile esternare le proprie emozioni, soprattutto pubblicamente. Nondimeno, ho
sempre vivo in me il ricordo del Padre e della sua famiglia e quello che ha
rappresentato per me. A differenza di altri, non ho intrattenuto con lui
un’assidua corrispondenza epistolare ma delle lunghe chiaccherate. Solo dopo
anni ho capito tutto quello che ha fatto per me “amicalement”, parola con la
quale usava chiudere i suoi messaggi. Gli ho voluto molto bene. Non
dimenticherò mai quanto mi è stato vicino nel corso della vita e il punto fisso
che, in seguito, pur essendo lontana, ha rappresentato per me.
Non sono una credente, questo lui lo sapeva, ma mi ha sempre rispettata. C’è
stato un periodo nel passato nel quale sono stata psico-fisicamente molto
fragile: ebbene, avrebbe potuto molto facilmente convincermi ma al contrario,
rispettandomi, mi ha dato esattamente ciò di cui avevo bisogno, tra cui tanto
affetto, e così ha continuato a fare per molti anni.
Come tante persone di cui ho letto la testimonianza, è stato per me come un
vero e proprio padre, cosa di cui credo, purtroppo, mio padre forse un po’
geloso.
Ho avuto anche occasione di conoscere la sua famiglia e li ho amati subito
tutti anche loro. Ho amato soprattutto la loro autenticità e semplicità. Un
ennesimo regalo che il Padre mi ha fatto.
Il nostro è stato un vero e proprio, semplice rapporto di amicizia in cui io ho
ricevuto molto.
La penultima volta che l’ho visto, alla vigilia di Natale 2000, ero rimasta
veramente turbata di come l’avevo trovato. Il viso contratto dalla sofferenza:
non l’avevo mai visto così prima. Aveva persino declinato l’invito per il
ricorrente pranzo di Natale nella mia famiglia!
Prima di ripartire quell’anno ho voluto rivederlo e […] quale è stata la
sorpresa mia e di mio marito nel vederlo sorridente, sereno e completamente
rilassato come fosse guarito. In poche parole siamo partiti tranquilli e sereni
e quel senso di angoscia e di agitazione che ci aveva preso alla vigilia di
Natale era sparito. Partendo eravamo sicuri e fiduciosi che presto si sarebbe
ripreso dalla sua malattia.
Purtroppo le cose non sono andate così e dopo neanche un mese è morto. Quanto
ho saputo la notizia sono sprofondata in un grande dolore e non riuscivo più a
frenare il mio pianto. Era veramente qualcosa di acuto e di vivo.
Ora […] mentre ero in lacrime pensando a lui, ho avuto all’improvviso la
sensazione che fosse accanto a me per salutarmi un’ultima volta, com’era solito
fare quando ci salutavamo dopo ogni nostro incontro. Tutto questo mi ha fatto
subito uscire dal senso di disperazione che mi aveva preso e mi ha ridonato la
serenità e ho infine accettato la sua morte.
Questi due anni per me sono stati intensi, pieni di impegni: ho lavorato per
[…] e ho cominciato i miei studi di naturopatia. Chissà se da lassù, lui non mi
abbia aiutato in tutto questo!
Una missionaria medico
Mozambico, febbraio 2003
Con molto piacere ho ricevuto gli scritti su P. Bernard […]. Anche se non conosco bene il francese, l’Anthologie spirituelle è un tesoro: lì troviamo i testi che sono stati importanti per lui, il nostro Padre, e che sono fondamentali per ogni seria vita spirituale. Bello vedere Dante tradotto in francese! E le tante testimonianze raccolte mi hanno commosso: rivelano una personalità ben più ricca di quella che ho conosciuto io, con una calda umanità e una spiritualità profonda. Davvero, il Padre continua vivo, nel suo insegnamento e nella sua presenza amica. Proprio qualche giorno fa, considerando la mia situazione spirituale e alcune difficoltà che sto attraversando, all’improvviso mi ricordai di quello che mi disse P. Bernard, molti anni fa… e fu una illuminazione rasserenante!